mercoledì 18 marzo 2020

La dieta che non mi aspettavo





Mi collego al post di ieri sera.
Domani dieta. Lo prometto. 
Ecco, per dieta intendevo due pasti equilibrati senza troppi grassi sparsi fra un boccone e un altro e senza badare a spese anche qualche infuso. Semplice.
Invece. 
Invece ho praticamente saltato i due pasti, se non intermezzati da qualche pezzo di carasau preso nervosamente mentre passeggiavo su e giù davanti alla cucina, e fissato le finestre a momenti alterni. Da destra a sinistra e da sinistra a destra. Par condicio. 
Disturbi alimentari in tempo record?
No. Per fortuna no. Che con quelli non si scherza. E non ci si deve permettere di scherzare, sottolineo. Ma. 
L’idilliaca immagine del Signor Elle e mia mentre giochiamo e ci detestiamo durante l’intera partita a scala 40 si è frantumata stamattina. In tanti pezzi. E ci è voluto davvero un niente. Niente. 
Mi è bastato guardare il signor Elle con gli occhi lucidi e la faccia strana. Mi è bastato sentire il suo tono di voce e la fatidica domanda. Mi passi il termometro perfavore ?
Lo passo. 
38,6. 
Ah. 
Siamo reclusi da diciotto giorni. Il signor Elle è uscito tre volte in tutto per fare la spesa al supermercato. Ha la mascherina. Non è scemo, non avrà battuto il cinque alla cassiera e stretto la mano al tizio in coda con lui. No. E quindi?
Il signor Elle è un leone, di segno e di fatto. Non vuole farmi preoccupare, lo so. E da parte mia non voglio incupirlo, lo sa. Però. 
A Torino ho già allertato la qualunque, ma il signor Elle, e qua faccio la polemica, non ha scelto la strada calcistica o televisiva per cui a lui il famigerato tampone mica lo fanno se hai solo 38.6 e altri sintomi di natura varia. 
Che poi in altra situazione, capiamo bene tutti, con 38.6 ci si stringeva un po’ più forte le spalle e care cose. Oggi questo lusso è un ricordo. Ricordiamocelo. 
E ora?
Ora nulla, passerà. Passerà perché deve passare e alle tre di notte si è un po’ abbassata e soprattutto non tossisce. 
Le testimonianze su social- giornali- tg, che so a memoria, da nord a sud e ritorno non aiutano molto in una prospettiva sfortunata. Allora scrivo. Cercando di sdrammatizzare un qualcosa che al mondo intero sta sfuggendo molto velocemente. Il controllo. Di noi e della nostra realtà. 
Alla fine, quando ne usciremo, perché ne usciremo, saremo cambiati. Sì. Ne sono certa.
Forse avremo imparato la parola solidarietà e il suo significato. Forse stimeremo di più questo paese, che in fondo e senza scavare troppo è il più bello del mondo. Forse la pianteremo di pensare che gli altri sono meglio di noi. Forse avremo capito che il medico ci salva la vita, e il contadino la tiene in vita, la vita. Forse sapremo godere di più della compagnia degli amici e stringeremo con tutto l’amore che conosciamo i nostri genitori, che la dicitura “anziani con malattie pregresse” lo dici al tuo criceto. Forse compreremo tutti più cani che questa volta è stato un gran bel culo averli.  Forse faremo più attenzione a una febbre che si alza e domanderemo più frequentemente: come stai? Perché stare bene è bellissimo.
Forse conosceremo notti in bianco solo per accertarci che la temperatura corporea della persona a fianco a letto non arrivi a numeri sconcertanti. 
Forse quando potremo vedere brillare il sole sdraiati su un prato, una spiaggia, una riva o un balcone saremo tornati anche a stupirci. Di nuovo. 
E allora mi dico, senza forse, a sto giro viviamocela questa vita. 
Domani spaghetti  pomodoro e basilico? 




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