Mi collego al post di ieri sera.
Domani dieta. Lo prometto.
Ecco, per dieta intendevo due pasti equilibrati senza troppi grassi sparsi fra un boccone e un altro e senza badare a spese anche qualche infuso. Semplice.
Invece.
Invece ho praticamente saltato i due pasti, se non intermezzati da qualche pezzo di carasau preso nervosamente mentre passeggiavo su e giù davanti alla cucina, e fissato le finestre a momenti alterni. Da destra a sinistra e da sinistra a destra. Par condicio.
Disturbi alimentari in tempo record?
No. Per fortuna no. Che con quelli non si scherza. E non ci si deve permettere di scherzare, sottolineo. Ma.
L’idilliaca immagine del Signor Elle e mia mentre giochiamo e ci detestiamo durante l’intera partita a scala 40 si è frantumata stamattina. In tanti pezzi. E ci è voluto davvero un niente. Niente.
Mi è bastato guardare il signor Elle con gli occhi lucidi e la faccia strana. Mi è bastato sentire il suo tono di voce e la fatidica domanda. Mi passi il termometro perfavore ?
Lo passo.
38,6.
Ah.
Siamo reclusi da diciotto giorni. Il signor Elle è uscito tre volte in tutto per fare la spesa al supermercato. Ha la mascherina. Non è scemo, non avrà battuto il cinque alla cassiera e stretto la mano al tizio in coda con lui. No. E quindi?
Il signor Elle è un leone, di segno e di fatto. Non vuole farmi preoccupare, lo so. E da parte mia non voglio incupirlo, lo sa. Però.
A Torino ho già allertato la qualunque, ma il signor Elle, e qua faccio la polemica, non ha scelto la strada calcistica o televisiva per cui a lui il famigerato tampone mica lo fanno se hai solo 38.6 e altri sintomi di natura varia.
Che poi in altra situazione, capiamo bene tutti, con 38.6 ci si stringeva un po’ più forte le spalle e care cose. Oggi questo lusso è un ricordo. Ricordiamocelo.
E ora?
Ora nulla, passerà. Passerà perché deve passare e alle tre di notte si è un po’ abbassata e soprattutto non tossisce.
Le testimonianze su social- giornali- tg, che so a memoria, da nord a sud e ritorno non aiutano molto in una prospettiva sfortunata. Allora scrivo. Cercando di sdrammatizzare un qualcosa che al mondo intero sta sfuggendo molto velocemente. Il controllo. Di noi e della nostra realtà.
Alla fine, quando ne usciremo, perché ne usciremo, saremo cambiati. Sì. Ne sono certa.
Forse avremo imparato la parola solidarietà e il suo significato. Forse stimeremo di più questo paese, che in fondo e senza scavare troppo è il più bello del mondo. Forse la pianteremo di pensare che gli altri sono meglio di noi. Forse avremo capito che il medico ci salva la vita, e il contadino la tiene in vita, la vita. Forse sapremo godere di più della compagnia degli amici e stringeremo con tutto l’amore che conosciamo i nostri genitori, che la dicitura “anziani con malattie pregresse” lo dici al tuo criceto. Forse compreremo tutti più cani che questa volta è stato un gran bel culo averli. Forse faremo più attenzione a una febbre che si alza e domanderemo più frequentemente: come stai? Perché stare bene è bellissimo.
Forse conosceremo notti in bianco solo per accertarci che la temperatura corporea della persona a fianco a letto non arrivi a numeri sconcertanti.
Forse quando potremo vedere brillare il sole sdraiati su un prato, una spiaggia, una riva o un balcone saremo tornati anche a stupirci. Di nuovo.
E allora mi dico, senza forse, a sto giro viviamocela questa vita.
Domani spaghetti pomodoro e basilico?
Domani spaghetti pomodoro e basilico?
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