venerdì 3 maggio 2013

Il rispetto

Ogni venerdì-qua in via perrone- si fa il punto della settimana.
Oggi no.
Oggi fa brutto, il boss è in commissione edilizia in montagna, e noi si respira già l'aria del fine settimana.
Il problema è che sognare troppo ad occhi aperti apre spiragli anche ad altri tipi di pensieri, quali il riflettere su determinate argomentazioni.
Ho la brutta abitudine di lasciare sempre un pezzetto di "qualcosa" sul tavolo della mia vita,  per paura non si possa più ripetere.
Come le barbie della mia infanzia, che onestamente se mai avrò dei figli, questi non sapranno cosa farsene. A continuare con le amicizie dei giardinetti, con cui continuo a tenermi in contatto scrivendo mail fino in canada, che chissà se un giorno ci rivedremo, però non si sa mai..E a proseguire con la pasta nel piatto di portata, che mia madre ogni volta viene colta da una crisi isterica, perchè quello che avanza poi non fa nemmeno più una porzione, se alla sera qualcuno la volesse finire.
Così gli zucchini, i fagiolini, e le carote.
L'acqua però no.
L'acqua ho imparato a finirla a ogni pasto. Perchè l'acqua è sacra e non la si riufiuta mai. Anche quando non si ha più sete. E il bicchiere quando ci si alza  deve essere vuoto.
Che quando ero piccola mi sono sempre chiesta come avrei potuto apportare aiuto ai famosi "bambini poveri" che tanto a loro non avrebbe fatto differenza. E lo stesso discorso valeva quando mi lavavo i denti, che il rubinetto dovevo chiuderlo per non sprecare, che alzare e abbassare la levetta ogni volta  mi procurava un qual certo fastidio.
Come quel mandarino tanto odiato all'asilo che la suora mi ha obbligato a rimanere sola a tavola per ben tre ore perchè la mia bocca non voleva saperne di mangiarlo. E alle 16 del pomeriggio mia madre mi ha trovato con i lacrimoni e l'ultimo spicchio in mano che sembrava pesasse più di un macigno, ma che con gesto eroico alla fine è stato ingerito. E mai e poi mai sarei più rimasta a pranzo.
Stamattina sono arrivata in studio, raggiante non tanto, ma comunque sorridente e ho trovato la mia solita bottiglietta d'acqua nuova sulla scrivania. Di fianco c'erano ancora quattro dita in quella di martedì, so che è di martedì perchè da ieri non beviamo più quella " 1935..là dove volano le aquile, nasce xxx", ma un'altra e piuttosto anonima. Senza scritte imperanti intendo, ma sicuramente più economica.
L'ho vista, l'ho annusata e sono rimasta per un buon due minuti a pensare.
La butto, non la butto, mi prenderò qualche malattia, sull'acqua non si scherza, adesso la annuso, non sa di nulla allora forse è ancora buona, boh, che faccio...etc etc etc..
Ho ingannato il tempo leggendo Massimo, che un po' tutti i miei contatti di facebook hanno condiviso e ho storto la bocca. Un capricorno mancato. Sottile, feroce, tagliente, polemico e abbastanza moralista.
Per quello mi piace.
Sensibile al punto giusto da saper cogliere nel profondo i pensieri umani. Quei pensieri fragili e timidi che ciascuno ha e che in pochi vogliono e sanno comprendere.
Tipo quell'imbarazzo che un invitato può provare a una festa non conoscendo molta gente, e che il padrone di casa, se è un buon padrone di casa, dovrebbe saper alleviare rendendolo a proprio agio.
Che quelli che a me fanno più rabbia sono gli "scarponi", come mi definisce mia madre quando non presto attenzione a certi particolari o a certi attengiamenti. O anche " un elefante", che cammino calpestando il terreno senza preoccuparmi di ciò che sto distruggendo, perchè in basso-così i cretini credono-"i grandi" non guardano.
Peccato che gli elefanti abbiano( però) una buona memoria. E noi qua si dimentichi una piccola parola.
Il rispetto.
Ho bevuto l'acqua, con seguace1 che mi stava fissando come al suo solito, e "udite udite" sono ancora viva.
"Tanto rumore per nulla", avrebbe commentato qualcuno...

Tua Titti

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